venerdì 7 maggio 2010

Risorgimento, unità che schiaccia l’identità, di Roberto Brusadelli

Un breve saggio di Giuseppe Brienza sulla formazione dello Stato italiano

di Roberto Brusadelli
in "la Padania", Quotidiano del Nord, Anno XIV, Milano 7 maggio 2010, p. 20


«La Lombardia austriaca che occupava un’ampia porzione del Ducato di Milano, a ridosso dei fatti di radicamento delle istituzioni dell’assolutismo, risultava ancora “costellazione di poteri locali a radice cittadina dotati di autonomia politica, che operano in un rapporto dialettico con gli uffici periferici dello Stato (ciò che consente loro di mantenere il controllo dei loro territori storici).” Anche l’Emilia dei Ducati (Parma e Piacenza) si presentava, alla vigilia dell’accentramento risorgimentale, “espressione di società cittadine storicamente parcellizzate che si erano fatte Stato in epoca postmedievale, conservando istituzioni, tradizioni amministrative, ambiti territoriali e civici fondati nell’età delle libertà comunali.”».
In Unità senza identità (edizioni Solfanelli, pagine 71, euro 7) Giuseppe Brienza, giornalista pubblicista e dottore di ricerca presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Roma “La Sapienza”, allievo tra gi altri di Gianfranco Miglio, autore di una cinquantina di saggi scientifici e di vari volumi, dimostra la tesi di fondo secondo cui «l’Unità Piemontese, ben lungi da essere stata una unificazione, abbia invece prevaricato il pluralismo dei poteri istituzionali e la ricchezza delle prassi amministrative pre-unitarie».
Brienza non sposa in toto le tesi della storiografia cosiddetta “revisionista”: mette in evidenza, nel capitoletto Alcune “luci” nell’impianto amministrativo italiano dopo l’Unità, rispettivamente: a) il controllo e la “giustizia nell’amministrazione”; b) la pubblica istruzione; c) la razionalizzazione e la codificazione normativa; d) l’introduzione delle prime tecniche di gestione del personale e della “scienza dell’amministrazione”; e) un’amministrazione centrale “leggera” ed efficiente. Ma disegna un percorso storico e culturale che spiega il centralismo del nuovo Stato unitario sulla base, da un lato, della derivazione della tradizione anche amministrativa risorgimentale dal modello rivoluzionario francese e, dall’atro lato, dall’intransigenza laicista che – con l’appoggio di forze anche internazionali e specialmente dell’Inghilterra anti-papista – portò il liberalismo e il democraticismo dell’epoca a contrastare la tradizionale funzione civile oltre che spirituale della Chiesa e del Papato.
Conclude in proposito l’Autore: «Oggi residua quella nazionalità spontanea che — in una fase caratterizzata da un abbassamento del rilievo del momento territoriale, ed in cui il rapporto fra uomo e uomo è destinato a diventare di nuovo primario — va rivestita in modo adeguato. Infatti, il superamento dello Stato burocratico e accentratore non implica soltanto la demistificazione dell’idea di nazione affermatasi negli ultimi due secoli, ma anche la rinascita, o il rinvigorimento, delle nazionalità spontanee che lo Stato nazionale soffoca o riduce a strumenti ideologici al servizio del potere politico e, quindi, il ritorno di quegli autentici valori comunitari di cui l’ideologia nazionale si è appropriata distorcendoli».

Roberto Brusadelli Risorgimento, unità che schiaccia l’identità
Un breve saggio di Giuseppe Brienza sulla formazione dello Stato italiano

in "la Padania", Quotidiano del Nord, Anno XIV, Milano 7 maggio 2010, p. 20